Crescere nella legalità

PROGETTO “CRESCERE NELLA LEGALITA'”

Il 6 ottobre 2018 tutte le classi Terze della Scuola Secondaria di primo grado “Giovanni Pascoli” hanno incontrato Suor Carolina Iavazzo, stretta collaboratrice di Padre Pino Puglisi per commemorare  il 25° anniversario della  morte del sacerdote che ha lottato coraggiosamente contro il sistema mafioso del quartiere Brancaccio di Palermo pagando con la propria vita pur di INSEGNARE A VIVERE E A CRESCERE NELLA LEGALITA'...don puglisi - secondaria -2018-2

Un'alunna, attraverso un testo, ripercorre le tappe salienti dell'esperienza

 

INCONTRO CON SUOR CAROLINA

Il giorno 6 ottobre 2018 nella mia scuola è venuta a trovarci Suor Carolina per parlare, a me e ai miei compagni, della figura di Padre Pino Puglisi e per darci delle delucidazioni in più su di lui. Quella mattina oltre a lei erano presenti il Sindaco, l’Assessore all'Istruzione, il Maresciallo dei Carabinieri, il parroco di Anzola e altri rappresentanti di alcune associazioni operanti sul territorio.

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Suor Carolina in particolare ci ha raccontato che a Brancaccio, grazie a Padre Pino, era stato aperto un centro sociale per ragazzi chiamato “Padre Nostro” dove venivano accolti bambini e adolescenti che vivevano abitualmente sulla strada o appartenenti a famiglie mafiose. Ha anche raccontato che uno dei bambini, di nome Carmelo, grazie a questo centro è passato dal rubare radio nelle macchine all’imparare a dire buongiorno e, quando accadde per la prima volta, tutti rimasero sorpresi perché, dato che era un bambino abituato alla strada e facente parte di una famiglia mafiosa, non era di certo solito utilizzare le buone maniere.

Successivamente le abbiamo chiesto se le andava di rispondere ad alcune nostre domande che avevamo preparato in classe e lei accettò volentieri. Una delle sue risposte che ricordo meglio e che mi ha fatto piacere sentire è quella riferita alla costruzione della Scuola Media di Brancaccio che, successivamente alla morte di Padre Puglisi, hanno costruito e dedicato a lui.

Mi ha colpito molto la sua spiegazione riguardo l’avvenimento della morte di Padre Pino: il 15 settembre 1993 un signore che frequentava spesso la chiesa bussò alla porta del centro sociale e, dato che Suor Carolina insieme ai bambini del centro stavano ultimando i preparativi per il festeggiamento del compleanno di Padre Pino, andò ad aprire un’altra suora che vedendo che non era lui chiamò subito Suor Carolina. Lei vide che aveva gli occhi gonfi dal pianto e gli chiese cosa fosse successo dato che quell'uomo le aveva detto che aveva trovato Padre Puglisi steso per terra. Così Suor Carolina chiese se fosse svenuto, se gli fosse venuto un infarto però ricevette a queste domande solo risposte negative. Presa dalla tristezza e dalla paura e dal fatto che non riportava ferite visibili non riuscì a capire cosa gli fosse successo, così chiamò il vescovo che capì subito cosa era accaduto: i mafiosi, che da tempo lo minacciavano, avevano ucciso Padre Puglisi. Solo successivamente, in ospedale, si scoprì che era avvenuto tramite un colpo di pistola alla nuca.

Al suo funerale piansero tutti e i bambini si sedettero in prima fila in segno di rispetto per quell'uomo semplice e gioviale che aveva “salvato” loro la vita. Successivamente alla  morte di Padre Pino Suor Carolina aveva molta paura che la stessa cosa potesse accadere anche a lei e, probabilmente, se le forze dell'ordine non fossero riuscite ad arrestare molti dei boss mafiosi sarebbe accaduto.

Al termine dell'incontro, lei concluse il suo discorso raccontandoci una fiaba contenente una morale: quello che dai oggi sarà ciò che riceverai domani. Voleva farci capire che bisogna sempre essere generosi e mai avari nell'aiutare gli altri, anche con le persone che ci sono meno simpatiche, perchè prima o poi ci verrà restituito tutto ciò che abbiamo donato con il cuore.  

Recentemente ho avuto modo di visionare anche la mostra allestita nella parrocchia di Anzola dedicata a Padre Pino.

Una tra le frasi che mi ha colpito maggiormente è stata quella che ho letto sul pannello dove era raffigurata proprio Suor Carolina che diceva: “Mi fece capire che prima o poi tutti dovremo morire, ma è il modo in cui lo facciamo che è importante”. Questa frase mi ha fatto riflettere molto perché ho capito che tutti, se vogliamo, possiamo essere ricordati ed essere delle buone persone; basta fare dei piccoli gesti quotidiani, come ad esempio donare del cibo ai bisognosi o aiutare quanto più possibile coloro che ne hanno necessità. Ecco, non è importante essere ricordati per la propria fama o cose simili ma essere ricordati come una persona che ha fatto qualcosa di buono per il mondo.

Su un altro pannello c’era scritto che Padre Puglisi non era un prete “anti”, in questo caso mafia, ma un prete che voleva solo aiutare le persone più povere e dare un futuro migliore ai giovani del quartiere di Brancaccio.

Questa mostra mi ha fatto riflettere molto e ho compreso che tutti, se vogliamo, possiamo essere ogni giorno un po’ come lui: come il prete che ha lottato contro la mafia per difendere il quartiere di Brancaccio dalle organizzazioni malavitose.

Ciao 3P!                                               Gaia Schifitto 3^F
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