Viaggio della memoria a MAUTHAUSEN-GUSEN-SALISBURGO 2019

I giorni 9 e 10 maggio le classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado “Giovanni Pascoli” dell’Istituto Comprensivo “E. De Amicis” di Anzola Emilia, in collegamento con il progetto svolto in occasione della commemorazione del 5 dicembre 1944 intitolato “Le voci della memoria”, si sono recate attraverso il viaggio d'Istruzione di fine anno a Mauthausen e Gusen per effettuare un “Viaggio della memoria” al fine di visitare proprio quei luoghi che i ragazzi avevano studiato sui libri di scuola e per ricordare, in particolare, i loro concittadini anzolesi che proprio lì hanno perso la vita...

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Tale viaggio è stato voluto fortemente sia dai ragazzi, che si sono mostrati subito entusiasti di “toccare con mano” e  “vedere con i propri occhi”, sia dai docenti organizzatori che attraverso il sostegno economico delle famiglie, dell'ANPI, dell'Amministrazione Comunale, delle varie Associazioni aderenti alla Consulta del volontariato di Anzola e alla partecipazione del Presidente dell'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati), Fabrizio Tosi, hanno potuto realizzare questa iniziativa.

 Due alunne a nome di tutti i loro compagni, attraverso un testo, ripercorrono le tappe salienti dell'esperienza visssuta

“Giovedì 9 maggio, la nostra classe, tutte le terze dell'Istituto e vari professori, siamo partiti in pullman per effettuare il viaggio d'istruzione a Salisburgo, Mauthausen e Gusen. Abbiamo scelto questi luoghi poichè quest’anno abbiamo studiato la Seconda Guerra Mondiale e la deportazione e, per completare le nostre conoscenze, abbiamo visitato di persona quei luoghi così terribili.  Appena arrivati al campo di Mauthausen, dato che si trova su un rilievo, ci è apparsa una “bellissima” vista sui campi e sulle montagne; la struttura assomigliava quasi ad un castello, questo perchè dall’esterno non doveva sembrare un luogo di morte e di dolore. Ci ha subito accolti una guida, che inizialmente ci ha parlato della parte esterna del campo. Abbiamo visto una fossa, che un tempo era una piscina destinata alle SS; un campo da calcio dove le domeniche essi giocavano con altri cittadini; un campo dove una volta c’erano i disabili che venivano lasciati morire e la “scala della morte”, una scala molto alta e ripida che i deportati percorrevano scalzi al freddo sostenendo grossi massi di granito, la materia prima di grande valore che si estraeva in quel luogo. La scala veniva chiamata così perchè era scivolosa e spesso gli uomini perdevano l'equilibrio e morivano schiacciati dai massi sotto lo sguardo incurante dei loro carcerieri. Procedendo verso l’entrata del campo abbiamo visto i monumenti a memoria dei caduti di ogni nazione. C’era il monumento degli ebrei, dei francesi, dei russi e anche quello degli italiani.secondaria mauthausen 2019-3Entrando attraverso la famosissima porta principale del campo abbiamo provato un senso di disagio, poichè vedendo le baracche, abbiamo immaginato la fatica e il dolore che provavano i deportati vivendo lì ogni giorno. Entrando in quel luogo, faceva impressione il fatto che pochi anni fa proprio lì ci stavano camminando quelle sfortunate persone che oggi sono volate nel vento …

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Le baracche si trovavano ai lati del viale principale ed erano verdi e fatte di legno. La guida ci ha spiegato che Mauthausen non era un campo di sterminio, ma un campo di lavoro, dove i deportati lavoravano fino alla morte. I prigionieri non erano mai ebrei, poichè essi venivano uccisi subito nei campi di sterminio, ma prigionieri politici, testimoni di Geova, omosessuali, immigrati… Successivamente siamo entrati nelle docce, dove i prigionieri venivano spogliati, rasati e lavati prima di entrare nel campo. Esse facevano molta impressione... Successivamente abbiamo visto i forni crematori, i quali ci hanno colpito molto perchè vedendoli dal vivo abbiamo percepito bene il loro fine crudele. All’interno del campo abbiamo visto anche il museo, che conteneva molti strumenti di morte e testimonianze dell’epoca. La parte più toccante è stata vedere la stanza dei nomi.

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Essa era una stanza buia illuminata da milioni e milioni di nomi scritti in bianco, che corrispondevano a tutti gli uomini lì deceduti. Quel luogo ci ha trasmesso molta inquietudine poiché erano scritti i nomi di circa 200.000 morti a parte una zona tutta nera nella quale non ce n’erano: questo perché alcune persone non sono mai state identificate.  E’ stato molto triste vedere tutte quelle persone ridotte a un solo nome in una stanza, e private della loro identità. Infine abbiamo potuto vedere la camera a gas, dove erano ancora visibili i segni del gas tossico che i nazisti utilizzavano per uccidere gli uomini.

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Per concludere la visita ci siamo spostati a Gusen, un “sottocampo” di Mauthausen, per vedere ciò che è rimasto di questo memoriale poiché, dopo la liberazione da parte degli americani, fu tutto bruciato. Lì abbiamo ricordato e deposto dei fiori vicino alla lapide dei quattordici anzolesi rimasti vittime di questo campo. La cosa più scioccante, di cui siamo venute a conoscenza, è che oggi su quello che prima era il campo sorgono delle case dove vivono delle persone comuni le quali quando aprono le finestre vedono i forni crematori, camminano sulle ceneri di quelle persone bruciate e vivono nel quartiere dove le SS decidevano il destino dei deportati. Da questo viaggio siamo tornate più mature, abbiamo imparato fatti storici e particolari della storia contemporanea e abbiamo capito meglio l’orrore della Seconda Guerra Mondiale in quanto abbiamo potuto “toccare con mano” i luoghi dove sono morti milioni di innocenti, compresi i nostri concittadini.

secondaria mauthausen 2019-2Abbiamo riflettuto molto e pensiamo che sia importante che tutti sappiano e che tutti vedano cos’è accaduto non moltissimo tempo fa,  per non commettere gli stessi errori.”

 

Gaia Albertini e Gaia Schifitto 3^F